Il giornalista che comprò una bambina per denunciare un crimine di Stato

Nel 1885 un'inchiesta giornalistica fece tremare la Gran Bretagna: fece approvare una legge che salvò migliaia di vite, sconvolse l’opinione pubblica e spedì in prigione il suo autore.

Ci siamo chiesti spesso se un'inchiesta possa valere una condanna. Se mentire, ingannare, perfino infrangere la legge sia giustificabile quando il fine è denunciare un sistema corrotto o disumano. Nel 1885, un giornalista inglese, William Thomas Stead, mise in scena un’operazione così estrema che lo portò ad acquistare una bambina di 13 anni per dimostrare quanto fosse facile e diffuso farlo nella Londra dell’epoca.

Questa è la storia di quella inchiesta: The Maiden Tribute of Modern Babylon e di come influenzò direttamente l’agenda politica dell’Inghilterra vittoriana. 

Questo numero è scritto da Luigi ed editato da Sacha.

A proposito di inchieste che spostano l’agenda politica:

Martedì 13 maggio sarò a Milano con Jean Peters di Correctiv, autore di Secret Plan Against Germany, un’inchiesta undercover che ha svelato un incontro segreto tra AfD, il partito di estrema destra tedesco, neo-nazisti, imprenditori e membri della CDU, il partito conservatore tedesco, riuniti attorno a un piano di deportazione di massa di immigrati non europei, la cosiddetta remigrazione. Un’indagine che ha anticipato la propaganda delle destre europee e che Peters ha trasformato anche in un evento teatrale performativo: Schwarz Rot Braun – Nero Rosso Marrone.

Cinque sterline per Eliza

Londra, luglio 1885. Una donna fa entrare in casa degli sconosciuti e accetta da loro un’offerta: cinque sterline in cambio di sua figlia, Eliza Armstrong, di soli tredici anni. Le dicono che la bambina andrà a servizio presso una famiglia rispettabile. La madre accetta, senza troppe domande. Eliza viene prelevata il giorno stesso da una signora ben vestita, condotta in carrozza, poi in una bella casa in centro. Una consuetudine all’ordine del giorno in tutta Londra. Quello che succedeva alle bambine era noto a tutti: venivano drogate, rinchiuse in scantinati per soffocare le urla, violentate e costrette a prostituirsi. Per il resto dei loro giorni.

Eliza però non finì mai in un bordello. Perché a portarla via fu l’attivista femminista Josephine Butler e a comprare la sua libertà fu un giornalista, William Thomas Stead, direttore del Pall Mall Gazette, deciso a dimostrare quanto fosse semplice, legale e frequente comprare una bambina a Londra e farla prostituire. Quando capì che il Parlamento stava lasciando marcire una legge per alzare l’età del consenso da 13 a 16 anni, decise di forzare la mano. L’unico modo per scuotere le coscienze era mostrare l’orrore. La messinscena fu sufficiente a dimostrare tutto: la complicità delle famiglie, l’efficienza e la capillarità del traffico, e l’inerzia della legge.

Quando Eliza si risvegliò era in una casa sicura. Non fu toccata, non fu venduta. Ma la sua storia, pubblicata pochi giorni dopo, fece tremare Westminster. Era la prova, viva e disarmante, che Londra — la Londra vittoriana e imperiale — viveva indisturbata nonostante il tributo silenzioso delle sue creature più fragili e indifese.

Teseo, il labirinto e il tributo al Minotauro

Il 6 luglio 1885 il Pall Mall Gazette uscì con un titolo esplosivo: “The Maiden Tribute of Modern Babylon”, ovvero “Il sacrificio delle vergini nella Babilonia moderna”. William T. Stead pubblicò un’inchiesta in quattro puntate, nel giro di cinque giorni, che sembrava un romanzo dell’orrore: bambine e bambini venduti per pochi scellini, medici compiacenti, madri disperate. 

Una ristampa americana dell’inchiesta di Stead

Londra veniva raccontata come una Babilonia moderna, corrotta, dominata da un Minotauro metaforico: l'appetito degli uomini per la verginità. E come nel mito, per placare il mostro gli si doveva offrire un tributo regolare di vite giovani e innocenti.

Per sconfiggere il Minotauro, allora, Stead decise di attingere alla metafora e fare come Teseo, l’eroe mitologico che lo sconfisse. Il giornalista doveva infiltrarsi nel labirinto, trovare e uccidere la bestia con una spada avvelenata e porre così fine al tributo di innocenti vite umane.

“Per quattro settimane, aiutato da due o tre collaboratori della cui dedizione e abnegazione, unite a un raro istinto investigativo e a una singolare impavidità personale – che non posso che elogiare – ho esplorato l'Inferno londinese. È stata un'esperienza strana e senza precedenti. Per un mese ho oscillato tra i più nobili e i più umili dell'umanità, i salvatori e i distruttori della loro razza, trascorrendo ore alternativamente nei bordelli e negli ospedali, nelle strade e nei rifugi, in compagnia di ruffiane e di vescovi.”

William T. Stead, 6 luglio 1885, “The Maiden Tribute of Modern Babylon”

Lo stile degli articoli era teatrale, a tratti disturbante. Il confine tra cronaca e fiction era sottile, e forse intenzionalmente valicato. The Maiden Tribute fu un clamoroso successo editoriale: nonostante la catena che controllava le edicole si rifiutasse di distribuire il giornale a causa dei suoi contenuti, schiere di strilloni e volontari dell’Esercito della Salvezza si incaricarono di venderlo per strada. Migliaia di persone affollavano le strade per procurarsi una copia; perfino il drammaturgo George Bernard Shaw si offrì come venditore ambulante pur di aiutare la diffusione.

Una riforma su questo tema, come chiesto da Stead, venne approvata in pochi giorni. Già due giorni dopo il primo articolo la Camera dei Comuni riprese in urgenza il dibattito sul Criminal Law Amendment Bill, che da mesi era bloccato nei meandri parlamentari.

La nuova legge venne promulgata in poco più di un mese e soprannominata “Stead Act” e rappresentò un punto di svolta nelle politiche di tutela dei minori. Anzitutto, innalzò l’età del consenso per le ragazze da 13 a 16 anni rendendo perseguibile come stupro qualsiasi atto sessuale con persone inferiori a quell’età. Poi inasprì le pene contro la prostituzione minorile, lo sfruttamento e il traffico a scopo sessuale. Una riforma epocale. Insomma, Teseo era riuscito ad arrivare al Minotauro, a ferirlo mortalmente e, come nel mito, a uscire dal labirinto, portando con sé in salvo centinaia di migliaia di vite innocenti.

Un giornalista, un criminale

L’inchiesta seriale di Stead gettò nel panico la rispettabile società vittoriana e costrinse le istituzioni a reagire. Ma come in molte di queste storie a pagarne le conseguenze fu anche il giornalista che l’aveva raccontata. La stampa rivale cominciò a scavare nella storia e scoprì che l’uomo che aveva denunciato il crimine, in realtà, ne era anche l’autore.

Stead, infatti, aveva scritto la sua inchiesta non precisando mai di essere stato lui stesso a comprare Eliza Armstrong. Nel racconto si era mantenuto sul piano del cronista. Ma di fronte alle accuse, non negò nulla. Disse di aver violato la legge per cambiarla. Fu incriminato e condannato a tre mesi di carcere per rapimento.

Un ritratto di William Thomas Stead

Eliza, intanto, fu affidata a un collegio protetto. Crebbe lontano dai riflettori, ricevette un’educazione e una seconda possibilità. Da adulta si trasferì nel nord-est dell’Inghilterra, si sposò, ebbe dieci figli. Continuò a scrivere a Stead fino al 1906, ma non rilasciò mai dichiarazioni pubbliche: né per condannarlo, né per giustificarlo. Molti considerarono Stead un eroe. Altri, un ipocrita. Scrissero che aveva usato la compravendita di minori per combattere la compravendita di minori. Usò un genere di giornalismo nuovo, di cui in pochi avevano esperienza. Ma lasciò anche una domanda aperta: fin dove può spingersi un giornalista per smascherare un’ingiustizia?

Scusate se insisto con la metafora di Teseo, ma fu lo stesso Stead a evocarla, e sarebbe probabilmente contento di sapere che la sua vita continua a essere letta attraverso quell’allegoria. Teseo, come molti eroi greci, portava in sé anche una tragedia. Tornando in patria, si dimenticò di cambiare le vele della sua nave, che era il segno prestabilito che aveva concordato in caso di successo. Suo padre, credendolo morto, si gettò in mare per la disperazione. E come quella di Teseo, anche la vittoria di Stead fu accompagnata da una tragedia involontaria.

Perché nella stessa legge che metteva al bando la prostituzione minorile, venne inserito all’ultimo momento un emendamento che col tema non c’entrava nulla: l’Emendamento Labouchère in cui veniva criminalizzata l’omosessualità maschile, e quella norma aprì una lunga stagione di persecuzioni legali in Gran Bretagna, durata fino al 1967.

La nave che affonda

Il Maiden Tribute cambiò non solo la legge britannica, ma anche il giornalismo. Nel 2012 il cronista Roy Greenslade sul Guardian ha definito Stead “il padre fondatore del giornalismo d’inchiesta” nonché “l’inventore del sensazionalismo che ha dato vita ai tabloid” del Novecento. In un certo senso Stead, due anni prima del Ten Days in a Mad-House di Nellie Bly, usò una forma di giornalismo che potremmo senza dubbio definire undercover. Non nel senso più tradizionale: il suo era un giornalismo d’inchiesta inteso come azione performativa. Un giornalismo che mette in scena la verità, la forza, senza però mai dichiarare l’inganno, se non quando costretto da un giudice. È questa la differenza fondamentale tra la sua inchiesta e quella di Bly, che resta il primo compiuto e consapevole esempio di giornalismo undercover della storia.

Un’illustrazione da uno dei racconti di Stead

Ma la vita di Stead ha riservato anche altre sorprese. Nel 1912 Stead salì a bordo del Titanic per il suo viaggio inaugurale — Maiden voyage, la coincidenza lessicale con The Maiden Tribute è inquietante. Morì la notte del 15 aprile, quando la nave affondò nell’Atlantico. Secondo alcuni testimoni, aiutò donne e bambini a salire sulle scialuppe e cedette il suo giubbotto di salvataggio a un altro passeggero. Il suo corpo non fu mai ritrovato.

È stato notato più volte che, anni prima, Stead aveva scritto racconti in cui prevedeva una tragedia simile: una grande nave, troppo sicura di sé, con troppe poche scialuppe che si schianta contro un iceberg o un’altra nave. Chiamarle “autoprofezie” è forse eccessivo. Ma l’eco simbolica che c’è dietro tutta questa storia è difficile da ignorare.

Raccontare il male, attraversarlo

Raccontiamo questa inchiesta oggi perché ci parla di confini. Confini tra bene e male. Tra finzione e verità. Tra etica e successo. Stead sollevò una questione che oggi è ancora aperta, ogni volta che un giornalista indossa una telecamera nascosta, ogni volta che il potere viene ingannato per il bene pubblico.

Chi decide dove si ferma il dovere di informare? In un’epoca in cui il giornalismo è addomesticato, The Maiden Tribute è un esempio brutale di cosa significa essere radicali.

Al prossimo Debrief
Sacha e Luigi

Se hai consigli, domande, segnalazioni (o insulti), scrivici per email a:
👉 [email protected]

Se questa newsletter ti è piaciuta, passala agli amici con questo link:
👉 https://debrief-newsletter.beehiiv.com/

Questo è il nostro Instagram, ogni tanto caricheremo delle cose diverse dalla newsletter:
👉 https://www.instagram.com/debrief_undercover/

Abbiamo anche iniziato un podcast, con interviste agli autori di inchieste undercover memorabili:
👉 https://open.spotify.com/show

E se proprio non ti basta, c'è anche il nostro canale Telegram dove possiamo continuare la conversazione:
👉 https://t.me/debrief_undercover

Reply

or to participate.