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Luglio sotto copertura: infiltrati tra gli uomini che odiano le donne
Dentro la rete invisibile dell’odio misogino: dalle piattaforme porno ai video motivazionali.

Nell’ultimo mese due inchieste sotto copertura ci hanno portati all’interno di mondi che spesso ignoriamo o, ancora peggio, talvolta sottovalutiamo. Mondi in cui l’odio e lo spregio verso le donne è una pratica collettiva, sostenuta da piattaforme e vere e proprie comunità.
I più attenti avranno notato il riferimento nel titolo di questa newsletter al celebre romanzo di Stieg Larsson, con protagonisti Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. Ma non tutti sanno che Larsson, prima ancora di diventare un autore di bestseller, è stato un giornalista investigativo. Ha fondato la rivista investigativa Expo, che ha dedicato la sua esistenza a smascherare i meccanismi dell’odio: soprattutto quello neonazista e neofascista, certo, ma anche quello misogino. Il suo attuale direttore, Daniel Poohl, che è succeduto a Larsson dopo la sua morte nel 2004, è stato per altro autore nel 2001 di una delle più incredibili inchieste undercover svedesi, nel partito xenofobo Nationaldemokraterna.
Ma questa come si dice è un’altra storia perché in questo numero vi raccontiamo due inchieste undercover: una entra nei forum e nei siti dove gli stupri seriali vengono filmati, condivisi e normalizzati; l’altra segue il percorso di un algoritmo che trasforma un adolescente insicuro in un uomo che odia le donne.
Abbiamo scelto di raccontare queste due storie, tra le tante pubblicate a luglio dai principali media internazionali, perché viviamo ancora in una cultura patriarcale che minimizza la violenza maschile, ne cerca le attenuanti e raramente la mette sotto indagine.
Questo numero è scritto da Luigi ed editato da Sacha.
In questo numero di Debrief:
“Undercover tra gli stupratori”: dal 2020 in incognito per scoprire chi c’era dietro i video di abusi
Esiste una rete internazionale di stupratori che si scambia video di violenze reali su siti porno pubblici. I video mostrano donne drogate e violentate mentre sono incoscienti. Alcuni hanno milioni di visualizzazioni e le piattaforme su cui sono presenti non solo li tollerano, ma, anzi, suggeriscono addirittura nella barra di ricerca parole chiave come “Passed Out” (svenuta) o “Drugged” (drogata) per trovare più facilmente questo tipo di materiale. Fino a quando due giornaliste della tv pubblica tedesca non hanno deciso di entrare in questo mondo sotto copertura.

Dall’inchiesta di NDR
L’inchiesta si chiama “Undercover unter Vergewaltigern – Wir finden die Täter” (Sotto copertura tra gli stupratori – troviamo i colpevoli) e l’hanno realizzata Isabell Beer e Isabel Ströh per STRG_F, format investigativo dell’emittente NDR. Hanno iniziato a lavorarci nel 2020, infiltrandosi in rete con falsi profili all’interno di forum e piattaforme online frequentate da stupratori seriali, dove hanno guadagnato la fiducia della community fingendosi parte di essa.
Quello che hanno scoperto è agghiacciante. In questi forum i membri condividevano non solo reali video di stupri, ma anche istruzioni e “trucchi” su come drogare le proprie vittime, mentre si incoraggiavano a vicenda. Le reporter hanno identificato tra gli utenti un tedesco della Bassa Sassonia che per 15 anni ha ripetutamente drogato e stuprato la moglie, filmando le violenze, caricandone i video su siti porno e raccogliendo con questi contenuti oltre 14 milioni di visualizzazioni. La moglie, riconoscibile nei filmati, era ignara di tutto, finché una perquisizione a fine 2024 non le ha rivelato la terribile verità: il marito conservava centinaia di pillole sedative con cui la drogava e abusava sistematicamente di lei circa due volte al mese. Grazie alle tracce raccolte dall’inchiesta, si è potuto risalire agli stupri almeno fino al 2006.
Oltre a questo caso, l’indagine ha fatto emergere un intero ecosistema criminale: la comunità online di stupratori era attiva da anni e non veniva moderata. A seguito dell’inchiesta, la piattaforma motherless.com ha rimosso alcuni video e termini di ricerca associati allo stupro. Le reporter hanno inoltre individuato altri sospetti in diversi paesi: ad esempio, in Svizzera un uomo è stato arrestato e posto in custodia cautelare grazie alle loro segnalazioni.
Già nel 2023, le giornaliste avevano segnalato il caso alla polizia tedesca. Avevano fornito prove, nomi, ma il fascicolo si è arenato nei gangli della burocrazia. Le indagini si sono mosse solo un anno dopo, quando il sospetto aveva continuato ad abusare della moglie decine di volte. L’inchiesta non ha solo mostrato la brutalità di una rete criminale invisibile, ma anche quanto la lentezza delle istituzioni possa essere complice.
Puoi guardare l’inchiesta completa (in tedesco) qui.
Come TikTok insegna ai ragazzi a odiare le ragazze
Cosa vede un ragazzo di 15 anni su TikTok se comincia a cercare contenuti motivazionali su come “diventare più sicuro di sé”? Dove lo porta l’algoritmo se guarda due o tre video su come essere un uomo “forte”, “vincente”, “dominante”? E perché così tanti adolescenti finiscono risucchiati dalla spirale della misoginia?
Il giornalista olandese Zoran Bogdanovic, del quotidiano Trouw, ha condotto un esperimento semplice quanto inquietante: ha creato un profilo TikTok fingendosi un ragazzo di 15 anni. Per una settimana si è limitato a scrollare e guardare qualche video. In poche ore l’algoritmo ha iniziato a suggerirgli contenuti sempre più tossici: frasi sull’inferiorità delle donne, tutorial su come diventare un “maschio alfa”, teorie del complotto maschiliste, video violenti in cui la forza fisica è esibita come strumento di dominio.
Bogdanovic si è così ritrovato catapultato dentro quella che viene comunemente chiamata manosfera: un insieme di comunità online — forum, profili, canali — dove si promuove un’idea di mascolinità fondata sulla gerarchia, sul dominio e sull’odio verso le donne. A prima vista, questi spazi sembrano offrire supporto e motivazione a ragazzi in difficoltà. Ma sotto la superficie si nasconde una pedagogia dell’odio: antifemminista, sessista, violenta. La manosfera non è un fenomeno marginale, è un sistema di contenuti che si infiltra ovunque, potenziato dagli algoritmi delle piattaforme social.

I video del politico Thierry Baudet | Trouw
Tra i modelli di riferimento più ricorrenti che l’algoritmo ha proposto al finto quindicenne ci sono Andrew Tate, il kickboxer Rico Verhoeven, il politico populista Thierry Baudet. Tutti presentati come esempi di potere, sicurezza e successo. Il messaggio che passa è lineare: le donne sono manipolatrici, il maschio deve riconquistare il controllo.
Il giornalista dice di essere rimasto colpito dalla rapidità con cui, partendo da qualche interesse innocuo, l’account è stato guidato verso video dal taglio “uomini alpha vs donne”, teorie del complotto maschiliste e clip di influencer che promuovono un’immagine iper-mascolina e sprezzante verso le donne. Alcuni video mostrano scene di violenza tra coetanei, usata come dimostrazione di forza. Il tutto confezionato in un’estetica virale, musiche epiche e frasi ad effetto: “Sii un predatore, non una preda”.
Secondo la sessuologa Willy van Berlo, un ragazzo privo di altri messaggi educativi, se esposto a questi contenuti, rischia di sviluppare comportamenti sessualmente aggressivi e di perdere completamente il rispetto verso le donne. L’indagine dimostra quanto sia facile finire in questa spirale. E quanto sia urgente intervenire prima, con esempi positivi, educazione affettiva e spazi in cui gli adolescenti possano parlare apertamente delle loro insicurezze, senza che qualcuno le trasformi in odio.
La manosfera, racconta Bogdanovic, parla a una generazione di ragazzi pieni di fragilità. E lo fa con un linguaggio seducente: motivazionale, pratico, diretto. Ma sotto quella superficie c’è l’odio. E non c’è nessun filtro.
Puoi leggere l’inchiesta completa (in olandese) qui.
Questo è l’ultimo numero di agosto. Debrief si prende una pausa e torna il 5 settembre. Nel frattempo, tenete gli occhi aperti.
Al prossimo Debrief,
Sacha e Luigi
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